Mi auguro che il sindaco avv. Pietro D’Angiolillo prenda atto di quanto accaduto e metta fine una volta per tutte alla vicenda del concorso dei vigili. Si eviti di continuare ancora questa farsa ricorrendo al Consiglio di Stato a spese dei cittadini del comune di Ascea.
La sentenza non lascia spazio ad interpretazioni o possibilità di appello. Accoglie totalmente le istanze dei ricorrenti e annulla tutti i provvedimenti impugnati, dalle prove alla graduatoria fino ai contratti di assunzione. Chiarisce in maniera ineludibile che “si ritiene gravemente compromessa la trasparenza della procedura concorsuale” e che “il principio dell’anonimato deve ritenersi di carattere assoluto e cogente, insuscettibile di essere derogato anche in assenza di profili di discrezionalità valutativa in capo alla commissione giudicatrice”. Inoltre, non dimentichiamo che uno dei concorrenti, risultato idoneo e collocato al 12° posto della graduatoria, era affine di terzo grado di un componente della commissione che aveva non solo omesso di astenersi, ma aveva anche dichiarato l’insussistenza di cause di incompatibilità (inclusa parentela o affinità entro il quarto grado).
Chi ci perde da questa storia sono i cittadini. La polizia municipale sarà costretta a lavorare sotto organico e il concorso non potrà essere nuovamente bandito fino al completo assorbimento del personale della polizia provinciale (come previsto dalla legge 125/2015). Il Comune di Ascea ha già sostenuto le spese legali per il ricorso al TAR e si prepara a sostenerne altre per un inutile appello al Consiglio di Stato che non cambierà l’esito di quanto già stabilito. Inoltre, il danno di immagine subito dal Comune di Ascea è incalcolabile.
Piuttosto che continuare a cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto, il sindaco dovrebbe avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e constatare l’inadeguatezza della propria gestione amministrativa.
Ma, in fondo, sappiamo tutti che non succederà.
Assumersi la responsabilità delle proprie azioni non è più di moda in politica.
Egidio Criscuolo